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cRimini di Davide Bressanin (Modena, Damster, 2020)

Non voglio dilungarmi troppo su chi è Davide Bressanin, in Rete si trovano già esaurienti schede bio-bibliografiche; quello che posso aggiungere in queste righe è che lo conosco fin dai tempi dell’adolescenza e ho seguito con curiosità il suo percorso di scrittore. Raramente si ha l’occasione di leggere un romanzo sentendo una forte aderenza al contenuto, cosa che mi è capitata con i libri di Davide; tra le pagine del primo e germinale …Come piace a me (Imperia, Ennepilibri, 2006), caratterizzato da un’urgenza quasi punk di raccontarsi, mi sembrava di ripercorrere luoghi del mio immaginario (citazioni musicali, fumetti, film) e nel protagonista senza nome di vedere in azione un caro amico.

Davide è poi riuscito a rendere verosimile un proprio alter ego letterario, l’investigatore privato Alfredo Sonetto, che nel corso degli anni si è mosso in complesse trame criminali e ha dato vita a una serie di genere giallo che meriterebbe maggior risonanza. Dopo A fior di pelle e Voglio una vita tranquilla il personaggio ritorna in cRimini (Modena, Damster, 2020), romanzo arrivato nella terzina dei vincitori al concorso Giallo Festival 2020. La storia si sviluppa nel corso di una vacanza in una ridente cittadina sull’Adriatico quando, per dimenticare la rottura con la fidanzata e fare colpo sulla giovane animatrice della spiaggia, Sonetto inizia a indagare su una misteriosa borsa da donna; le ricerche avranno conseguenze inaspettate, conducendolo in un contesto delinquenziale estremo e terrificante.

Il romanzo è interessante per la sua freschezza e per la genuinità, si respira realmente il piacere del narrare provato dall’autore; i modelli di riferimento sono sicuramente gli amati Andrea G. Pinketts (1960-2018) e il texano Joe R. Lansdale (1951). Con quest’ultimo Davide sembra particolarmente in sintonia sia nello stile (l’uso delle battute caustiche e delle similitudini) che nella trama; pur in un contesto “italico” pieno di gustose citazioni della nostra cultura popolare, cRimini ha una struttura portante che potrebbe benissimo appartenere a una storia di Hap e Leonard. Il protagonista vive con autoironica melanconia la propria esistenza (“Nessuno ti spezza il cuore come quando hai diciassette anni. Almeno, era quello che pensavo fino a luglio, ma come per la maggior parte delle cose di cui sono fermamente convinto, mi sono dovuto ricredere”, p. 16) ed è in qualche modo consapevole del ruolo di antieroe che ricopre, lo stesso di tanti precedenti letterari-cinematografici (“Probabilmente a Los Angeles dichiarare di lavorare come investigatore privato suona meglio, ma in Italia appare proprio come una colossale presa per i fondelli”, p. 42). Come l’Hap di Lansdale o come il Bruce Willis di Trappola di cristallo (Die Hard, John McTiernan, 1988), Alfredo Sonetto subisce umiliazioni e pestaggi da cattivoni quasi indistruttibili, continuando a testa bassa verso lo scopo che si è prefissato, senza rivendicare il proprio coraggio ma solo quanto le proprie azioni siano nel giusto. La sua caduta nell’oscuro “labirinto” che si cela sotto la soleggiata località vacanziera che fa da sfondo alle vicende è una storia che merita di essere letta, magari sotto un ombrellone; come dice il protagonista prima di infilarsi nel ginepraio criminale che Davide Bressanin ha pensato per lui, tutti hanno bisogno di avventure per vincere la noia quotidiana: “È proprio vero che si può resistere a tutto, tranne che alle tentazioni. Se fosse così facile resistere, probabilmente non esisterebbe You Porn, le sigarette, il mojito e neppure la torta Sacher. Sarebbe tutto dannatamente più noioso e si perderebbero per sempre milioni di storie che, semplicemente, non vedrebbero mai la luce. Chi ero io per decidere di uccidere una bella storia?” (p. 100).

 
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Pubblicato da su gennaio 17, 2021 in Altro

 

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